“Nella cultura cinese, quest’anno è l’Anno del Drago. – introduce don Giuseppe Hou – I membri della comunità cinese si riuniscono per ringraziare Dio per le sue cure e benedizioni nell’anno trascorso, affidano completamente il nuovo anno alle mani del Padre celeste e pregano per la sua cura e il suo amore.” Il Capodanno è stata un’occasione di festa e incontro per la comunità cattolica cinese, con gli amici torinesi: dopo la celebrazione della Messa il pranzo tradizionale: “In questa festività il cibo tipico sono i ravioli “Jiaozi”: si tratta di una sorta di pasta ripiena di carne di maiale e verdure. Sono un simbolo importante per due ragioni: avvolgere la carne macinata nella pasta significa raccogliere e buttare via i problemi, le difficoltà e i dolori dell’anno passato. In secondo luogo è come un lingotto d’oro, una moneta usata nell’antica Cina: le persone lo mettono nell’acqua calda e continuano a farlo rotolare, un augurio che nel nuovo anno le persone possano ricevere molta felicità da Dio.”
Sono una ventina i membri del gruppo che si riunisce una volta al mese nella chiesa di san Gioacchino: sono solo sette in tutta Italia le comunità cattoliche cinesi. Quella torinese ha una storia di una decina di anni, molto legata al movimento dei focolari, come ripercorre Enzo Nesta, religioso del focolare torinese: “Tutto è nato quando una decina di anni fa il vescovo aveva chiesto ad una famiglia del movimento dei focolari di accompagnare un piccolo gruppo di catecumeni cinesi. Di lì è iniziata l’amicizia con il mondo cinese di Torino e poco per volta si sono riunite alcune famiglie di tradizione cristiana.”
Nel 2013 per la prima volta è arrivato un sacerdote cinese a Torino, don Giuseppe Chen, che per tre anni ha seguito la comunità, per poi affidarla nuovamente alla cura principale dei focolarini. Meno di un anno fa è infine stato accolto qui don Giuseppe Hou, già a Roma per gli studi e attualmente collaboratore parrocchiale a san Gioacchino insieme ai religiosi del Sermig.
Molti membri del piccolo gruppo cinese sono oggi studenti universitari: “Alcuni si sono avvicinati alla fede cristiana qui a Torino – sottolinea Enzo Nesta – hanno ricevuto il battesimo dal vescovo Nosiglia, mentre altri sono ancora catecumeni. È una comunità molto giovane e in relazione con gli altri gruppi e associazioni cinesi del territorio. La Cina è un contesto complesso, e la cristianità cinese lo è doppiamente, ma la nostra esperienza, in linea con il nostro carisma, è di ricerca dell’unità e della collaborazione, senza voler fare proselitismo verso nessuno, in semplicità e rispetto.”