“Accogliere significa ammettere che si può fallire e lo dico in particolare ai media che di solito tendono a raccontare il fallimento. Il Festival, con le sue testimonianze, racconta il valore aggiunto dell’accoglienza, quello che ci fa dire che ne vale la pena” – Chiara Appendino, Sindaca di Torino
Il Festival dell’Accoglienza è una nuova iniziativa che il nostro Ufficio ha ideato in collaborazione con Fondazione Migrantes, l’Ufficio Missionario dell’Arcidiocesi di Torino e la Fondazione Opera Barolo, con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT, per rafforzare il suo lavoro di riflessione e sensibilizzazione sulla mobilità umana. Un appuntamento annuale per offrire l’occasione alle istituzioni, al variegato mondo del terzo settore e alla cittadinanza di soffermarsi a riflettere sui significati profondi del verbo “accogliere”, sulle pratiche formali e informali dell’accoglienza e sulle condizioni reali in cui versano i diritti dei migranti in Italia.
“I territori hanno dimostrato la loro capacità di accoglienza ed è necessario sostenerli. Il Bando Territori inclusivi va proprio incontro a realtà capaci di accogliere che hanno bisogno di essere sostenuti” – Alberto Anfossi, Segretario Generale Compagnia di San Paolo
Il ricco programma di “E mi avete accolto” prevede iniziative di diversa natura nate grazie alla collaborazione con realtà istituzionali e culturali presenti sul territorio. Sono previsti incontri di approfondimento su diversi temi – accoglienza, territori, salute, lavoro, istruzione e cultura – cineforum, presentazioni di libri, iniziative di coinvolgimento della cittadinanza per conoscere il nostro Ufficio e le cappellanie etniche presenti in Città, iniziative con i giovani, appuntamenti teologici. Parteciperanno, tra gli altri, Maria Pia Bonanate, Fabio Geda, Enaiatollah Akbari, Giorgio Brizio, la regista Paola Randi e l’attore della sua serie tv “Zero” Haroun Fall.
La preparazione del Festival è stata un’occasione per avviare nuove collaborazioni con numerose realtà del territorio torinese, tra cui il MAO, la GAM e Palazzo Madama della Fondazione Torino Musei e il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano che hanno deciso di offrire visite agli studenti seguiti dall’Ufficio, durante e dopo il Festival. E poi il cinema con Torino Film Festival, Cinema Centrale Arthouse, CineTeatro Monterosa e ACEC.
“L’attenzione guardando al Festival cade sui 37 partner che l’iniziativa è stata capace di coinvolgere, realtà provenienti da ambiti molto diversi tra loro. E’ forte il bisogno di ‘fare sistema’ e vi faccio i complimenti perché i 44 appuntamenti del Festival presi singolarmente non avrebbero la stessa ricaduta” – Giovanni Quaglia, Presidente Fondazione CRT
“E mi avete accolto” sarà l’occasione per soffermarsi sul termine stesso dell’accoglienza, per riflettere su una parola che rischia di diventare lei stessa il paravento di dinamiche relazionali e sociali che si allontanano dal suo vero significato. E proprio ai significati del verbo “accogliere” il Festival ha voluto dedicare un momento di approfondimento invitando a dialogare tra loro il 25 ottobre Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale italiana, e Mons. Gian Carlo Perego, nuovo Presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes. “Chi si dedica all’accoglienza sa che non si può essere accoglienti se non si è accolti a propria volta. È una di quelle virtù che si dicono reciproche. L’accoglienza, infatti, ha un doppio aspetto – afferma Zagrebelsky –. È tanto difficile accogliere quanto essere accolti. L’accoglienza non è un buon sentimento, ma un modo di essere in entrata e in uscita. La sola accoglienza da parte di chi è in posizione di forza e si considera su un gradino superiore è una malattia dello spirito”. “Accogliere significa riconoscere l’altro – afferma Mons. Perego –. L’accoglienza dà un primato all’alterità rispetto all’identità, un percorso che è sempre stato difficile in Occidente, come ricorda il filosofo Deridda. Il senso di sé nasce a partire dalla consapevolezza di una differenza: l’altro dice chi sei veramente. E su questo saremo giudicati, ci ricorda il capitolo 25 di Matteo: ‘avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere, ero forestiero e mi hai ospitato, nudo e mi hai vestito’. Accogliere è un gesto concreto che estende il senso dell’umanità e rifugge da ogni semplice emozione o dal particolarismo. L’io e il noi camminano sempre insieme attraverso la reciproca accoglienza e guardano e costruiscono insieme il futuro”.
La Città di Torino avrà l’occasione dunque di portare alla luce storie di un territorio che ha saputo e sa confrontarsi con la mobilità umana, che in silenzio si attrezza per aprirsi alla multietnicità e alla multiculturalità. È il caso di Ahmed, studente universitario straniero accolto nel corso degli studi universitari dall’UPM, che oggi ha un posto di lavoro qualificato presso una grande agenzia di assicurazioni. O di Katy, imprenditrice rifugiata in Italia accolta in una famiglia italiana, che attraverso un tirocinio formativo ha avuto l’occasione di incontrare l’azienda in cui ora riveste un ruolo di responsabilità.
Cosa significa dunque essere accoglienti? Lo possono raccontare le famiglie che hanno aperto la porta della loro casa per ospitare rifugiati, singoli o famiglie. Lo possono testimoniare le comunità parrocchiali che hanno avviato percorsi di accoglienza “informali” di rifugiati fuori dai sistemi di accoglienza istituzionali, tra cui molte famiglie giunte in Italia con i corridoi umanitari. O ancora lo possono spiegare i medici volontari che dai primi anni Novanta curano a Torino pazienti stranieri che hanno difficoltà ad accedere al servizio sanitario nazionale. Queste storie esistono. Non fanno rumore, sono forse come piccole isole in un “mare” di ingiustizie, discriminazioni, cortocircuiti burocratici, ostacoli d’ogni genere… ma esistono. “Siamo chiamati a sognare insieme – scrive nel Messaggio per la Giornata del Migrante e Rifugiato 2021 papa Francesco -. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli”.
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