Federica Bello, 21 febbraio 2021, Torino – Ora è anche un «Polo Alimentare». Lo spirito di rete, innovazione e promozione che caratterizza il Distretto Sociale Barolo di via Cottolengo a Torino ha portato ad avviare nelle scorse settimane un nuovo progetto che permetterà di ottimizzare risorse e far sì che l’aiuto alimentare offerto diventi occasione di vicinanza e stimolo a uscire dall’emarginazione per giovani e famiglie su cui la pandemia ha ulteriormente gravato.
La presentazione di questa novità è avvenuta martedì 16 febbraio nello Spazio Bac in occasione della visita dell’Arcivescovo al Distretto, alla presenza dei rappresentati delle realtà che operano lì (14 tra enti e associazioni, che rispondono annualmente ai bisogni di oltre 20 mila persone) e del presidente dell’Opera Barolo, l’Avvocato Luciano Marocco, che da molti anni instancabilmente porta avanti i sogni e gli ideali dei Marchesi di Barolo, e di alcuni consiglieri. Una presentazione all’insegna dello stile del Distretto: attraverso testimonianze concrete di chi vi opera quotidianamente e sempre in maggiore sinergia.
E sinergia è infatti la parola chiave per descrivere il nuovo «Polo Alimentare»: se fino allo scorso dicembre la Camminare Insieme, le suore del Buon Pastore, l’Ufficio Pastorale Migranti, che hanno sede presso il Distretto, sostenevano ciascuna separatamente i bisogni alimentari dei loro assistiti, ora il servizio è garantito insieme, riuscendo a coprire complessivamente, mensilmente, il fabbisogno di un migliaio di nuclei. «Il mettersi insieme», spiega Sergio Durando, direttore della Pastorale Migranti, «consente di avere più forze, più attenzione ai bisogni e favorisce il dialogo anche per altre iniziative che si stanno portando avanti». È stato infatti rinnovato fino al dicembre 2023 il protocollo attraverso il quale il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Fondazione Crt e la Fondazione Compagnia di San Paolo, insieme all’Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna, si impegnano a continuare il lavoro comune per sostenere le attività del Distretto Barolo.
Tra le altre testimonianze presentate al Vescovo e legate ai nuovi progetti, quella di Abdallah, siriano, tirocinante alla Pastorale Migranti che con altri giovani, studenti, ex ospiti del Moi, lo scorso mese ha svuotato le cantine del Distretto liberando nuovi spazi «che potranno essere aggregativi o finalizzati a laboratori per giovani». E ancora c’è chi ha portato l’esperienza di un servizio civile «che qui ti fa sentire in famiglia» e chi l’esperienza di religiosa che ora condivide con congregazioni diverse con carismi diversi progetti per il prossimo triennio.
«Un tempo», ha sottolineato l’Arcivescovo, «in cui spero che sempre più questa ‘eccellenza’ della carità torinese diventi luogo dove si impara, si vive e si testimonia la fratellanza, quella prossimità al cuore dell’altro di cui in questo tempo c’è un grande bisogno».
Guarda la Foto gallery a cura di Andrea Pellegrini