Alessandra Morelli è stata Delegata dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) tra il 1992 e il 2021. Ha lavorato in ex Jugoslavia, Ruanda, Albania, Kosovo, Guatemala, Sri Lanka, Sahara Occidentale, Afghanistan, Indonesia, Georgia, Yemen, Birmania, Somalia e Grecia. Ospite del Festival dell’Accoglienza, ha preso parte all’incontro di approfondimento sulla Somalia.
Alessandra nell’incontro in Biblioteca Reale il 28 settembre ha raccontato come in zone di crisi la vicinanza e la prossimità con la popolazione permettano di creare luoghi concreti dove l’umano può ritrovare spazio. “La prossimità è uno strumento di protezione: sei presente fisicamente, respiri l’aria che respira l’altro e insieme si possono trovare soluzioni”. Alessandra Morelli, nei suoi 30 anni di missioni, ha avuto modo di riflettere sulle relazioni umane, mettersi in gioco e sperimentare in zone di conflitto spazi capaci di “scavalcare gli ostacoli e rimanere umani nonostante tutto”.
Alessandra racconta che nella prossimità è più facile ritornare all’essenza della vita umana, a quella cura ‘socratica’ capace di far esaltare il bello dell’altro. Dopo le tante missioni all’estero come delegata dell’UNHCR, oggi Alessandra ha una nuova missione che potremmo definire ‘di restituzione’, che trova fondamento nel suo vissuto, nelle tante storie concrete di umanità in situazioni al limite dell’umano. Il suo progetto ambizioso, che la sta portando in giro per l’Italia, parla di economia della cura, un’economia che è ben lontana dal guadagno e dal profitto, dal potere e dal dominio.
L’economia di cui parla Alessandra ritorna all’origine del significato della parola e ha come obiettivo il soddisfacimento dei bisogni dei membri di una collettività attraverso la cura. “L’Economia della cura è un’arte – sostiene Alessandra -, che è passione della vita e della convivenza. E’ mettere insieme tutti gli elementi che fanno l’umano umanizzante”. La cura quindi significa ascolto profondo, ascolto che si fa accoglienza, rispetto, salvaguardia dei diritti umani e della dignità della persona. “La cura è diventare custodi del creato, custodi dell’ambiente, delle vulnerabilità dell’umano. E’ la postura dell’esserci in questo mondo per guarirlo – continua -, perché oggi siamo interconnessi in un mondo diventato globalizzato, ma si tratta di un’interconnessione molto confusa in cui l’umano viene marginalizzato”. E quindi emerge impellente la necessità di mettere la persona al centro, con i suoi bisogni, con il suo carisma, con innovazione e gratuità. “Si tratta di passare dall’homo oeconomicus all’homo reciprocus”, afferma Alessandra citando la filosofa Elena Pulcini. “Siamo tutti parte dello stesso destino dell’umano – ci ricorda – e il valore etico ed esistenziale dell’accoglienza e dell’ospitalità sono la struttura profonda di ogni cultura. Accogliere non vuol dire rimetterci, ma aprirsi a nuove opportunità di crescita sociale ed equilibrio rispetto ai problemi di convivenza, salvaguardando la dignità umana”.
(Marcella Rodino su La voce e il tempo, 14/10/2023)