“Pagella in tasca”

Da settembre al via il progetto pilota per 35 minori rifugiati non accompagnati in Niger

Tutti ricordiamo la vignetta dell’artista Marco Makkox Dambrosio in memoria del drammatico episodio del 18 aprile 2015: tra le mille vittime del(l’ennesimo) naufragio avvenuto quel giorno nel Mediterraneo fu ritrovato un ragazzo di 14 anni con una pagella cucita all’interno della giacca.
 “Pagella in tasca. Canali di studio per minori rifugiati” nasce da qui: dalla volontà di proteggere e promuovere i diritti dei minori, creando un canale di ingresso regolare e sicuro nel nostro Paese, perché questi ragazzi possano proseguire gli studi senza rischiare la vita affidandosi ai trafficanti per attraversare il mare.
A settembre arriveranno i primi 5 dei 35 giovani tra i 16 e i 17 anni attualmente rifugiati in Niger che si propone di accogliere il progetto in questa prima fase. Un piccolo numero che, tuttavia, rappresenta un primo, importante passo: l’apertura di un nuovo canale di ingresso potrà consentire in futuro anche ad altri minori non accompagnati di entrare in Italia in modo protetto. E l’accoglienza in famiglia di questi minori rifugiati potrà portare nelle nostre comunità un messaggio culturale di apertura e di accoglienza, fondato non solo sulle parole ma su esperienze concrete vissute insieme.
Si tratta di un progetto innovativo sotto molti punti di vista, in particolare perché:
  • è specificatamente dedicato alla protezione dei minori non accompagnati, attualmente esclusi dai corridoi umanitari da paesi extra-UE e dalla maggior parte degli altri canali di ingresso
  • finalizzato alla promozione del diritto allo studio, in quanto diritto riconosciuto a tutti i minori dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
  • adopera la “formula” del visto d’ingresso per motivi studio, che è previsto dalla legge italiana per i minori di 15-17 anni ma ad oggi non era mai stato utilizzato
  • mette in campo una forte componente di community sponsorship, attraverso il coinvolgimento delle famiglie affidatarie, dei tutori volontari e di organismi del privato sociale accanto alla presa in carico istituzionale.
  • L’articolo di Fracensca Cravero per La Stampa – Torino. 1/2

L’articolo di Francesca Cravero per La Stampa – Torino. 2/2

Il percorso dei minori in Italia

I minori entreranno in Italia con un visto di ingresso per studio, rilasciato sulla base dei requisiti previsti dalla legge, quali l’iscrizione in una scuola italiana e le garanzie di accoglienza e protezione in Italia. Il progetto prevede l’accoglienza in via prioritaria presso famiglie affidatarie, che si impegnano a prendersi cura dei minori e ad accompagnarli nel loro percorso di studio e di inclusione sociale.

I minori conseguiranno la licenza media e proseguiranno poi il loro percorso di istruzione e formazione nella scuola secondaria superiore o nella formazione professionale. Il progetto garantisce una borsa di studio per ciascun minore per 12 mesi, a copertura dei costi di sostentamento, e il supporto ai minori e alle famiglie affidatarie da parte di specifiche figure professionali (educatore, mediatore culturale, avvocato e psicologo).

Al termine dei 12 mesi di borsa di studi e fino alla conclusione del prosieguo amministrativo eventualmente disposto dal Tribunale per i minorenni, i beneficiari potranno essere inseriti all’interno del progetto SAI dell’Ente locale responsabile (ove opportuno, restando presso la stessa famiglia affidataria), o di altro progetto dello stesso territorio.

 

L’accoglienza in famiglia

Il progetto prevede l’accoglienza dei minori presso famiglie affidatarie, che si impegnano a prendersene cura e ad accompagnarli nel loro percorso di studio e di inclusione
sociale, supportate dagli operatori del progetto e dei servizi sociali. I minori potranno entrare in Italia man mano che saranno individuate le famiglie affidatarie
disponibili ad accoglierli.
Il progetto sarà realizzato in una prima fase nel Comune di Torino, dove saranno accolti 15 minori. Gli altri 20 minori saranno accolti in altri Comuni, attualmente in fase
di individuazione.

Per accogliere in affidamento familiare uno di questi minori rifugiati è necessario seguire un percorso di formazione, informazione e conoscenza a cura del Comune di
Torino e di INTERSOS, al termine del quale i servizi sociali valuteranno l’idoneità all’affidamento, secondo le ordinarie procedure previste per gli affidamenti familiari. Possono
offrire la propria disponibilità famiglie e singoli, e non sono previsti limiti di età.
Requisiti essenziali per accogliere un minore in affidamento sono:

  • uno spazio nella propria vita e nella propria casa (una camera dedicata) per accogliere un’altra persona
  • la disponibilità al confronto e a una vicinanza affettiva non intrusiva
  • la volontà di accompagnare per un tratto di strada più o meno lungo un ragazzo con alle spalle un percorso difficile e un background culturale differente, senza la pretesa di cambiarlo, ma aiutandolo a sviluppare le sue potenzialità, valorizzando le sue risorse e supportandolo ai fini dell’inclusione sociale e del raggiungimento dell’autonomia, in
    collaborazione con il tutore, gli operatori del progetto, i servizi sociali e le altre istituzioni competenti.

La residenza nel Comune di Torino o in altri Comuni della Città Metropolitana di Torino sarà considerato requisito preferenziale nella prima fase del progetto, ma saranno considerate anche candidature di persone residenti in altre Province piemontesi.
Coloro che risiedono in Regioni diverse dal Piemonte e sono interessati a partecipare al progetto, possono comunque manifestare il proprio interesse attraverso i contatti dedicati, affinché si possa valutare l’eventuale coinvolgimento nel progetto dell’Ente locale competente.
Alle famiglie affidatarie sono garantiti:

  • un contributo economico a copertura delle spese per il mantenimento del minore
  • l’accompagnamento in tutte le procedure burocratico-amministrative (richiesta del permesso di soggiorno, accesso ai servizi sanitari, iscrizione a scuola ecc.)
  • il supporto di un educatore e di un mediatore culturale messi a disposizione dal progetto, in aggiunta al supporto da parte degli operatori dei servizi sociali
  • una consulenza legale e psicologica, ove necessaria
  • un gruppo di sostegno e confronto con altre famiglie affidatarie
  • interventi di supporto all’inserimento lavorativo e abitativo affinché il ragazzo possa raggiungere l’autonomia al termine dell’affidamento.

LEGGI LE INFORMAZIONI PER LE FAMIGLIE AFFIDATARIE

 

Il progetto è sostenuto da CEI – Conferenza Episcopale ItalianaFondazione MigrantesACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa) e Compagnia di San Paolo.

Per saperne di più, vai su: www.intersos.org

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