«Verso un noi sempre più grande»

Lo scorso venerdì abbiamo proposto la lettura del Messaggio del Santo Padre per la GMMR2021: ecco le nostre riflessioni

Accompagnati dalle note melodiose della “kora” suonata da Elena Russo, strumento rieccheggiante tutta la ricchezza di un popolo, quello africano, venerdì sera abbiamo ascoltato il Messaggio che Papa Francesco ha scritto in occasione della 107° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato in cui egli invita l’intera umanità a camminare “verso un noi sempre più grande”. Sembra che il Papa, in questo messaggio, voglia aiutarci a scoprire ulteriormente quel “sogno” rivelatoci nella sua precedente Enciclica “Fratelli tutti” in cui ci ricordava che “C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti”…”un’unica umanità a cui tutti apparteniamo, figli di questa terra che ospita tutti noi ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli” (FT 8).

Siamo invitati quindi a pensare al nostro mondo come a un’unica grande famiglia umana che s’impegna a costruire relazioni fraterne e inclusive. Un “Noi” quindi da costruire insieme, con l’apporto di tutti, dove ognuno mette del suo, la sua esistenza, la sua vita, le sue ricchezze condividendole con altri. Un “Noi” presente fin dalla creazione del mondo nel desiderio di Dio creandoci uomini e donnecomplementari e capaci di generare vita nella comunione; ed è anche un “noi” che caratterizza la fede che porta la persona ad aprirsi a un “Tu” uscendo dal proprio individualismo verso un orizzonte di pienezza.

Ma il Papa ci fa comprendere anche che nel momento in cui non siamo più disposti ad aprirci agli altri,chiudendoci in noi stessi, iniziamo a sollevare muri di diffidenza, paura, respingiamo e rifiutiamo quello che a noi sembra il diverso e tutto ciò ci porta a impoverirci e a perdere di vista l’orizzonte a cui siamo stati chiamati: “I nazionalismi chiusi e aggressivi e l’individualismo radicale sgretolano o dividono il noi, tanto nel mondo quanto all’interno della Chiesa”.

Come Chiesa, famiglia umana di fedeli in Cristo, grazie a questi nostri fratelli e sorelle, arricchiamo la nostra umanità e riscopriamo maggiormente il nostro essere “cattolici”, cioè capaci di aperture agli altri, e c’impegnamo a proteggere la vita, ad assicurare dignità, a promuovere le persone aiutandole a scoprire la loro vera identità. In che modo? Il Papa ce lo ricorda “uscendo per le strade delle periferie esistenziali per curare chi è ferito e cercare chi è smarrito”… “e tra questi troveremo tanti migranti e rifugiati, sfollati e vittime di tratta” perché a tutti sia manifestata la pienezza di vita offerta da Cristo.

Come mondo, camminiamo insieme verso “un noi in espansione” favorendo processi che abbattano i muri e le divisioni e che permettano di costruire ponti e di favorire una cultura dell’incontro. Solo così potremo superare le paure e accogliere le persone come un dono.

Come possiamo arrivare a tutto questo? Come diceva il cardinal Bassetti nella sua intervista “rimettendo la persona umana al centro, persona che è fatta a immagine e somiglianza di Dio”. Inoltre, costruendo insieme questa nostra umanità, non possiamo dimenticare che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Ognuno di noi infatti potrebbe ritrovarsi nella condizione dell’uomo “ferito” del Vangelo ed aver bisogno di qualcuno che per lui si faccia “buon samaritano” rivelando anche a noi quel Volto di Misericordia umana.

condividi su